Testo di Roberta Martinelli, Direttore del Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche

Le energie spese in questi ultimi anni per riportare le Residenze Napoleoniche dell’Isola d’Elba ad una condizione adeguata al loro status di Museo Nazionale, sono state ufficialmente riconosciute in occasione della firma del documento che sancisce la collaborazione tra i Ministeri della Cultura italiano e francese, firmato il 24 novembre del 2006 a Lucca durante l’incontro Italia-Francia.
Come conseguenza di questo atto formale, da parte dello Stato italiano si è provveduto a stanziare un primo lotto di finanziamenti da destinare ad attività di restauro delle residenze in vista delle manifestazioni per il bicentenario dell’arrivo di Napoleone nell’isola toscana.
Contestualmente, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali è stato istituito un gruppo di lavoro che ha il compito di promuovere ricerche negli archivi italiani e francesi per preparare adeguatamente le celebrazioni del 2014.
La nostra linea culturale ha ottenuto il risultato di affrancare il Museo elbano da un ruolo di totale marginalità nel quale incuria e sottovalutazione l’avevano relegato, malgrado le centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno arrivano sull’isola attirati anche da quel nome universalmente noto.
Oggi il Museo se non è l’unico in Italia dedicato alla memoria dell’Imperatore – il Museo Napoleonico di Roma rappresenta infatti la più importante testimonianza a livello nazionale del periodo del Primo Impero – è però la sola residenza imperiale di Napoleone in Italia e sta, con fatica ma decisamente, recuperando un’immagine che non ne contraddica la vocazione e la funzione istituzionale come finora era avvenuto.
Oggi sono state recuperate le evidenti ma mai prima considerate correlazioni con altre realtà nazionali e internazionali legate al mondo napoleonico e questo ci ha consentito di allacciare rapporti di collaborazione con studiosi e figure istituzionali di grande rilievo, aprendo il Museo a una realtà meno provinciale e limitata. Il periodo elbano di Napoleone era stato valutato dagli storici un episodio marginale della sua parabola esistenziale e ciò aveva fatto trascurare anche gli effetti straordinari che la presenza di un simile personaggio ha prodotto sulla piccola isola. È questo un aspetto della storia che ci preme approfondire: ripercorrere alla luce delle numerose testimonianze la febbrile attività di Napoleone impegnato alla luce del sole in mille progetti locali, segretamente in contatto con la Francia e sempre sotto lo sguardo curioso e inquieto del mondo intero che era costantemente informato dalla stampa.
L’Isola d’Elba è finalmente entrata nell’esclusivo circolo delle città e dei luoghi, spesso citati per antonomasia, e da tempo accomunati nel nome di Napoleone: Ajaccio e l’Ile d’Aix, Sant’Elena, Marengo e Waterloo partecipi con l’Isola d’Elba delle attività, degli studi e della promozione dell’isola.
Mentore dell’operazione che si è intrapresa è stato e continua ad essere Bernard Chevallier, direttore del Castello di Malmaison, che sta seguendo con generosa e amichevole partecipazione i vari progetti mirati al progressivo miglioramento del Museo.
L’accesso alle carte degli archivi nazionali italiani e francesi e i contatti che i nuovi orizzonti di ricerca hanno favorito, hanno permesso di entrare in un mondo nel quale gli anni del principato di Elisa, la presenza in Toscana di figure fondamentali come Madame Mère e Paolina ma anche i dieci mesi d’esilio di Napoleone hanno ritrovato grazie ad una approfondita e corretta lettura, una più chiara e coerente collocazione storica.
L’occasione che si presenta quest’anno di esporre, in collaborazione con il Museo Napoleonico di Roma, nelle sale delle residenze elbane la prestigiosa mostra dei Tesori della Fondation Napoléon di Parigi corona la nostra nuova politica e gli sforzi fin qui fatti.

Grazie proprio alla collaborazione con il Museo Napoleonico di Roma che ha molto creduto in questa iniziativa, la mostra si sposterà il 12 giugno a Portoferraio nelle due residenze storiche di Napoleone e questo per l’Isola d’Elba rappresenta un evento di eccezionale importanza.
I visitatori della mostra potranno vedere gli arredi di cui Napoleone abitualmente si circondava. La loro ambientazione così evocativa in quelle stanze dell’esilio dove Bonaparte abitò per dieci mesi, dove egli sperava di accogliere Maria Luisa e il Re di Roma e dove soggiornarono per periodi più o meno brevi personaggi come Madame Mère e Paolina, i marescialli Drouot e Bertrand e la contessa Walewska, sarà, crediamo, una conferma indiretta della correttezza dell’operazione di “recupero della memoria napoleonica” della quale le residenze elbane erano state ingiustamente private.