Il palazzo

Palazzo Primoli, che si trova nel Rione Ponte, attualmente sede del Museo Napoleonico, è collocato in corrispondenza della strada che univa in antico la porta Flaminia, l’attuale porta del Popolo, con la piazza di Ponte, luogo di ritrovo dei pellegrini diretti a San Pietro.

Del palazzo esistono notizie fin dal XVI secolo, quando apparteneva alla famiglia romana dei Gottifredi. Aveva dimensioni minori rispetto alle attuali, con l’ingresso su piazza dell’Orso, oggi scomparsa.

Di questa prima costruzione rimangono poche testimonianze: un fregio ed alcuni affreschi coon paesaggi, in precarie condizioni di conservazione, trovati di recente nella sala V del Museo e alcune piccole scene dipinte ancora visibili nella sala IX.

Durante il Settecento, il palazzo venne comprato dai Filonardi. Dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1820 è Luigi Primoli, conte di Foglia, ad acquistarlo e a lasciarlo, dopo la morte, al figlio Pietro. Fu quest’ultimo a imparentarsi con i Bonaparte, sposando nel 1848 Carlotta, figlia di Carlo Luciano e Zenaide Bonaparte. Il ramo della famiglia Primoli si esaurì con i tre figli della coppia, Napoleone (morto ventisettenne nel 1882) Luigi e Giuseppe.

Nei primissimi anni del Novecento, la costruzione dei muraglioni sul Tevere e l’innalzamento del piano stradale – con la conseguente apertura di via Zanardelli e l’edificazione di ponte Umberto I, (lungo 105 m) che permetteva il collegamento con il nuovo Palazzo di Giustizia sulla riva destra del Tevere – impose al conte Giuseppe (LINK collegamento personaggio storico) il completo rifacimento del palazzo, affidato all’architetto romano Raffaele Ojetti (1845-1924) i cui lavori iniziati nel 1904 si conclusero nel 1911.

L’antico palazzo, inglobato nel nuovo edificio, ampliato grazie agli spazi di alcuni costruzioni adiacenti acquistate dal conte, propone lo stile neo- cinquecentesco tipico della fin de siècle. La rinnovata dimora del conte Primoli divenne ben presto uno dei salotti letterari e culturali più importanti della nuova Capitale d’Italia.